venerdì 29 aprile 2011

Io, Lucia e il nostro cane Brioches



Lo trovai poco prima che lei mi lasciasse; vidi questo spinone che trotterellava sulla battigia, vagabondo, e per questo l'avrei anche potuto chiamare Raimondo, ma siccome appena mi raggiunse si sbranò la mia colazione lo chiamai Brioches. Diventammo subito grandi amici e mi seguì. Il vecchio Ermete Baglio, che conobbi proprio in quel periodo, quando faceva il pescatore e viveva in una roulotte, vedendoci passare boffonchiò che quel cane portava sventura... io non gli badai molto, straparlava spesso, ancor più quando beveva. Il cane invece era allegro, sembrava trovarsi a suo agio dal come scorrazzava qua e là e mi faceva un sacco di feste; certo, non rispondeva mai quando lo chiamavo ma era affettuoso. 
La spiaggia era nella costiera amalfitana e, anche se in quel pomeriggio il cielo era ardesia ligure, io avevo dentro un sole campano. Il fatto è che ai tempi stavo con una ragazza che riempiva i miei giorni come l'azzurro riempie il cielo e non si poteva proprio essere tristi, davvero. Si chiamava Lucia e, ora come ora, tra tanto di lei nei miei pensieri e ricordi, riaffiorano i suoi capelli neri spandersi su un certo suo vestito bianco...oltre alla sera in cui non la vidi andar via... vabbè. Comunque tuttora si chiama Lucia, ma non sono più io a chiamarla ne tantomeno  ad amarla, purtroppo...anche se poi, in fondo, ancora l'amo.
Fatto sta che io e Brioches tornammo alla vecchia casa proprio mentre lei, alla veranda, si stava raccogliendo i capelli dietro la nuca e ogni volta che ripeteva quel gesto era come se un sipario si alzasse incorniciando un magnifico palcoscenico...Brioches corse avanti e fece grandi feste pure a Lucia, anzi anche di più...era proprio un cane di compagnia.
Stavamo in un casolare troppo grande per noi due soli e così avevamo pensato di farne una piccola locanda, in più lei sapeva cucinare bene. In quei mesi passò tanta gente...

E anche di tempo, da allora, ne è trascorso parecchio ma mi ricordo quando, una sera, tornando dal mare con Brioches, non la vidi ad aspettarmi alla veranda; mi aspettava sempre ma quella sera no. E capii.
Fu come se in un lampo quella casa divenisse un rudere, un reperto archeologico di millenni e il bianco e nero si mangiasse tutto il rosso che la facciata sempre aveva sprigionato. Non pensai più per non so quanto, del resto non sapevo neanche a cosa, ogni colore via dai pensieri. Dopo un pò di tempo che mi parvero ere, mi tuffai in acqua e nuotai, parecchio, verso il largo; poi, uscito dal mare, mi asciugai prima che il sole se ne andasse dal mondo e da me; feci un fischio al cane ma non rispose, come sempre. 
Allora, raccolti quattro stracci e due libri, saltai in vespa e me ne andai. Alle spalle un tramonto da grandi occasioni e nel cuore ardesia, ma di quella che si usa per le lavagne a scuola.

Il disegno qui sopra l'ho fatto un giorno che io e Lucia andammo a fare una gita, da una collinetta che sovrasta il golfo di Napoli. L' originale non l'ho più, se l'è mangiato Brioches, maledetto cane. Tra l'altro, tempo dopo, Ermete mi disse che quel cane era già stato di Lucia; di lei e del suo grande amore che l'aveva abbandonata: l' improvvisa comparsa del quadrupede significava anche il ritorno di lui...maledetto cane!