lunedì 12 maggio 2014

TAVO ON THE ROAD

Parto, ho trovato lavoro come guardiano in un cosmodromo messicano, non so se e quando tornerò ma volevo postare dall'Italia questo video (lo trovate cliccando sul titolo) e, a seguire, la storia che ci sta dietro.








Armando poggiò sul banco il carburatore che stava pulendo, si sfilò gli occhiali con la montatura nera e, da sotto due baffi a cespuglio, sibilò un laconico "No Tavo, qui niente telecamere!".

L'indolente meccanico aveva timore che, per chissà quale congiuntura astrale, qualcuno, vedendo il mio video, potesse riconoscere un pezzo di sua proprietà, tra l'ammasso dei blocchi motore e i telai di dubbia provenienza che popolavano il piano soppalcato della sua officina dove mi aveva concesso di approntare un tavolo alla bisogna. 

Era proprio lì, infatti, che avevo disegnato molte delle tavole del fumetto che stavo sviluppando e proprio lì volevo assolutamente girarne il "making of".

Già immaginavo un lungo piano-sequenza che dall'entrata salisse fino al soppalco per poi stringere sui fogli sparsi, sulle matite e sulla boccetta d'inchiostro, rasentando un carter aperto e una scocca portata a lamiera, un panno bisunto e due o tre candele imbrattate di grasso. Poi, dettagli di qualche bozzetto mentre di fondo partiva il rombo di una vespa avviata che piano piano sfumava lasciando il posto alla colonna sonora, un Ennio Morricone d'annata o, in alternativa, Nightcall di Kavinsky.

Invece, niente di tutto questo per colpa dell'Armando e della sua infondata quanto insulsa paura. Come se qualcuno riuscisse, nel tempo di pochi frames, a riconoscere il proprio blocco motore rubato in quel guazzabuglio di ferro e ghisa.



"Allora sappi, caro Armando, che la mia vespa, qui da te, non ce la porto più!"
"Volesse il cielo, per il catorcio che è…e comunque è ancora qui perché devi finire di pagarmi i lavori al mozzo. Tanto hai sempre la Sciantosa, giusto? quella si che è un bel pezzo…ah ah! "
Inforcò i fondi di bottiglia e soffiò in uno spillo. Una sirena dell'ambulanza ululava tra i palazzi e Radio Suono anni '70 gracchiava Battisti.
"Ci si vede al bar, Tavo…senza rancore, eh!".

Il bar! Il vecchio Gino avrebbe sicuramente messo a disposizione la sua spelonca e, comunque, alcune tavole del mio fumetto, le prime, le avevo disegnate anche li, nel retrobottega. Poteva, quindi, avere un senso girarvi il making of. Musica da saloon o un pezzo di solo banjo mentre, in maniche di camicia, disegno su un tavolo improvvisato, stretto tra due colonne di casse vuote di Spumador, pacchi di tovaglioli di carta e qualche fusto di birra, di sottofondo l'acciottolio di tazzine e il vocio di avventori del sabato pomeriggio. Bellissimo!

Mio fratello mi seguiva come un Sancho Panza senza terra ma con cinepresa: aveva in mente tanto Truffaut e un pò di Orson Wells ma avvertiva allontanarsi sempre più il primo ciak. Saltammo in sella alla Sciantosa, direzione il bar di Gino.

Il traffico cittadino era evaporato con la calura di Agosto e così anche la municipale: il rinnovo dell'assicurazione poteva aspettare ancora un pò. Chi non poteva proprio aspettare, invece, era il regista, ovvero mio fratello, che il giorno dopo sarebbe ripartito per la Spagna. Il making of era da farsi quel giorno stesso. Oppure in Spagna.

Già da lontano un foglio arancione spiccava sul grigio della saracinesca abbassata. Accostammo sconsolati.
"Chiuso per ferie..Capri, Portofino, Santropez!!!" La scritta, corredata dal classico disegno di una barca sul mare, sanciva così un altro buco nell'acqua.
Tutti noi del bar sapevamo benissimo che l'amico barista passava due settimane in una roulotte che aveva a Laigueglia, girando per le sagre estive e le balere in cerca di tardone ma Gino, con la testa, era rimasto agli anni '80, quando aveva un bar che gestiva con il suo socio Felice nel centro di Milano, il Manatthan, frequentato solo da Yuppies.

"Fre, c'è qualcosa in tutto questo che mi sfugge…" A mio fratello non sfuggiva mai nulla e, quando questo accadeva, doveva metterci una pezza, trovare un perché. "Quando non stai a riempire fogli su fogli coi tuoi disegnetti, sei piantato in questa bettola di quart'ordine a bere ginger, collaudare sedie da discarica o giocare a calcio-balilla: si può sapere com'è che ti sei scordato delle ferie di Gino?"
Era come quando mi ritrovavo con la vespetta in panne e lo chiamavo per venire a raccattarmi nei posti più desolati di Genova e provincia: non sapevo mai che dirgli e dovevo sempre inventarmi qualcosa per salvare la faccia.
"Lo sapevo eccome -abbozzai- che il vecchio sarebbe andato in ferie, tutti vanno in ferie... tranne i fumettisti! Solo che Gino, le ferie, le decide il giorno prima di partire e io, ultimamente, ho imbrattato parecchi fogliacci, come dici tu!"
"Allora senti questa: andiamo a Capolungo, dove hai scritto quella che chiami sceneggiatura, e ti spalmi sugli scogli a scribacchiare qualcosa. Colonna sonora di un Mercoledì da leoni, campo lunghissimo dalla passeggiata Anita Garibaldi a stringere fino al dettaglio della tua mano che scrive. E poi ti tuffi, che fa molto "L'Atlantide" di Feyder-Francia,1921- eeee…. stacco sulle tavole! Tutti dettagli, che almeno possiamo farli anche a casa. Che te ne pare?"
"Si, e poi magari chiudiamo con le onde del mare che lambiscono una scritta sulla battigia…"ho scritto Tavo sulla sabbia" e partono i titoli di coda. No senti, facciamo tutto a casa e non se ne parla più. Ma mi raccomando, Tommi, negli interni, quello che più conta è la luce: quindi faretti, Wind up e gelatine come se piovesse!…Ci vuole la luce giusta!"