giovedì 22 marzo 2012

80 - fantasia

Ieri non ho postato. Mi trovavo in alto mare, onda su onda, letteralmente. E si che l'avevo pur vista, salendo su per la scaletta, quella ruota un pò a terra, una di quelle del carrello dell'aereo che dalla Spagna mi avrebbe dovuto riportare a casa. Ma dopo di me salirono molti altri viaggiatori e di lì a poco si sentì uno scoppio, l'aereo si inclinò su un lato e parte del carrello si conficcò nell'asfalto della pista. Nel discendere dall'apparecchio mi offrii di cambiare la ruota: so cambiare quella di una vespa e, siccome il suo blocco-motore trae origine dal motorino d'avviamento degli apparecchi Piaggio durante la guerra (questa è storia non è leggenda…e comunque io credo nelle leggende!), per la proprietà transitiva dell'uguaglianza avevo le giuste competenze. Non vado ancora molto forte con lo spagnolo, probabilmente i tecnici non mi capirono e fui bruscamente allontanato… ma avrei voluto proprio vedere che tipo di crick usano per gli aerei. Eravamo proprio in fondo alla pista e assai distanti dal terminal quando la gomma scoppiò sicché, mentre i tecnici erano li a riparare, qualcuno tirò fuori un pallone. Facemmo due porte con i bagagli a mano, come si usava fare ai giardinetti con le cartelle, e la pista d'atterraggio divenne campo da calcio. La cosa non durò molto perché vennero a prenderci con quegli autobus-navetta. Saliti che fummo, quattro indipendentisti di non so più quale nazione (ma penso fossero baschi…si intuiva dal copricapo) presero il comando del mezzo e adattarono il loro progetto di dirottamento dall'aereo al bus navetta. Alcuni dei passeggeri vennero fatti scendere al primo autogrill, giusto per alleggerire il peso. Bisogna dire che, durante la partita di pallone sull'aviocampo avevo fatto un gol di rovesciata proprio ad uno di loro e, in quanto agli altri, li avevo ridicolizzati con qualche dribbling e un paio di rabone; fu per questo che mi tennero come ostaggio, a me e al resto della mia squadra. All'altezza del secondo autogrill sull' autovia Valencia-Barcellona, dato che scappava da pisciare pure al conducente (era un dirottatore d'aerei mica di autobus), ci fermammo per una sosta. Di birra e Camogli neanche a parlarne, si capisce, anche perché non eravamo in Italia, però tanto di cappello ai baschi che ci permisero di evacuare eventuali bisogni, ovviamente scortati uno per volta. A scortarci al bagno era sempre lo stesso dei quattro e, dato che l'operazione durò una buona oretta, fu inevitabile per lui incontrare una vecchia conoscenza, al bar. Era la sua ex-moglie, accompagnata da quello che un tempo aveva posizionato sotto il suo basco un ben più vistoso copricapo, modello Alce-Granturismo…L'inevitabile scena madre che ne seguì mi diede modo di prendere un passaggio al volo da un gruppetto di hippy che giravano su una vecchia 127 che, a sua volta, trainava una fatiscente roulotte rossa…da non confondere con la roulette russa che è molto più pericolosa e pure fastidiosa, specialmente la notte. Erano le quattro del pomeriggio e io sarei dovuto essere a Genova già da un pezzo, invece mi trovavo ancora a Barcellona, al porto. Gli hippy, una volta sganciata la 127, si misero ad armeggiare con la roulotte e, in capo ad una buona mezz'ora, la adibirono a canotto-anfibio: erano pronti per il loro giro del Mediterraneo in trenta notti. La questione era battere il record dell'estate scorsa del Professor Erminio Strandberg, di origini italiana ma di madre cilena, che circumnavigò il Mediterraneo in 50 notti e due giorni( aveva conosciuto una ragazza a Cipro), a bordo di un Ape Cross opportunamente elaborata e sistemata su un pedalò. Mi imbarcai con loro facendomi però promettere che saremmo arrivati a Genova prima di mezzanotte, per darmi il modo di postare il disegno giornaliero in tempo. Alle 20.00, con le luci di Nizza che barbagliavano dalla costa, a uno di questi squadernati venne in mente che non si era varata la nave. Obbiettai che quella non poteva considerarsi nave ma, tempo mezz'ora, eravamo al bancone di una bar per ordinare un bitter e usare la bottiglietta per il varo. Mentre mi stavo chiedendo perché mai servisse proprio una bottiglia di bitter (e invece, chessò, una di campari) e perché poi i rimastoni non ne tenessero nessuna delle due sulla roulotte rossa, mi ricordai della pennetta usb e di alcuni disegni che avevo salvato li dentro. Nella disperata corsa alla ricerca di un internetpoint, mi ricordai inoltre della mio gol di rovesciata e del tizio che vidi, con la coda dell'occhio, mentre esultavo, raccogliere qualcosa per terra. Tornai di corsa al bar ma non trovai nessuno: erano partiti senza di me! Era un affronto che non potevo davvero accettare! chiesi un passaggio ad un peschereccio ritardatario che salpava in quel momento e li raggiunsi. L'arrembaggio fu istantaneo, i pescatori marsigliesi (non erano di Nizza, la loro barca era di Nizza ma loro no) sapevano il fatto loro e gli hippy furono abbandonati al largo di Laigueglia. Salutai i pescatori marsigliesi poco dopo, lasciandogli tutto il contenuto della roulotte rossa (loro avrebbero saputo che farne…) e io ne divenni il capitano. Era mezzanotte quando arrivai in vista di Genova e realizzai che non sarei riuscito a postare il mio disegno giornaliero.
Ora vi posto questo breve resoconto dal computer di una ragazza che ho conosciuto qui, a Cipro.

Petroliera al largo della costa cipriota (penna biro su carta)

2 commenti:

  1. Un delirio, fratello, un delirio.....
    La bottiglietta del bitter come varo. Il copricapo modello Alce-Granturismo: sei un genio, e questi racconti ricordano sempre più quelli di un'altro genio....
    naaa, quest'incontro casuale, naaaa......

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  2. Vabbè, quando torno in Spagna ti pago una cene dai cino, per ripagarti di questo super-commento....naaa, quest'incontro casuale...grazie Tommi, se vedemo... hoy no, magnana!!

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